
La fascia costiera adriatica che si estende tra le bocche del Po a Goro e la foce del Reno, lungo la direttrice della strada Romea, è l'unica zona della provincia di Ferrara a vantare una tradizione vinicola molto particolare. Nei secoli questa tradizione si è estesa con le medesime caratteristiche fino all'attuale Cervia, nella provincia di Ravenna.
La viticoltura ferrarese si è identificata per secoli col vitigno Fortana e Uva D'Oro: le sue origini pare risalgano addirittura all'epoca in cui il territorio di Comacchio era fiorente la civiltà di Spina. La coltivazione della vite appare già notevolmente sviluppata nel corso del X e del XI secolo, quando i lavori di bonifica promossi dai monaci benedettini dell'abbazia di Pomposa favorirono una intensa attività agropastorale in questi lembi di terra strappati alla palude.
Un'altra tradizione ne fa risalire invece l'origine al 1528, quando Ercole II Duca d'Este, sposò Renata di Francia, la quale, figlia di Luigi XII, avrebbe portato in dote dalla Còte d'Or della Borgogna anche un vitigno, l'uva d'oro, appunto, che trovò ambiente adattissimo per svilupparsi sulle dune sabbiose del delta del Po, in particolare attorno allìabbazia di Pomposa e giù, nei dossi del Bosco Eliceo di Comacchio e dintorni.
Nei secoli successivi, tramontato lo splendore degli estensi, si spengono anche i bagliori, la sontuosità e l'opulenza della loro tavola, che mostrava, accanto ai capolavori gastronomici a noi ben noti, i vini di produzione locale.
La terra ferrarese ritorna terra di paludi e malaria, ma la cucina popolare e rurale, che non aveva mai conosciuto i fasti di corte, continua a tramandare una tradizione di cibi poveri e semplici, cui i vini delle sabbie davano il giusto sostegno.
Si preservava così intatta per secoli questa cucina tipica locale, supportata in maniera ideale, che si tratti di alta gastronomia "estense" o cucina di valle, dai vini del Bosco Eliceo. I vigneti della costa, allevati sui dossi sabbiosi fra boschi di lecci - vigne basse, con una produzione per pianta variabile dai 2 ai 4 Kg - hanno resistito fino ai nostri giorni, passando indenni anche attraverso il flagello della filossera, che all'inizio del secolo ha praticamente distrutto la viticoltura italiana.
L'ambiente particolarmente umido, l'aria e il terreno impregnati di salmastro, il mare che mitiga le stagioni sono poi altri elementi che contribuiscono alla formazione del carattere di questi vini, unici nel loro genere.
Un mondo storico e grandioso di pescatori, fiocinini, braccianti e cacciatori di pesce, anguilla sopratutto, e selvaggina palustre.